Orecchiette alla crudaiola per salutare l’estate e stimolare i sensi e la memoria

Fare un caffè? Facile. Sviti la moka, togli il filtro, metti l’acqua, rimetti il filtro e adagi per bene la polvere di caffè, poi avviti e metti sul fuoco dopo aver acceso il gas. Azioni in serie che facciamo ogni giorno, al mattino o dopo pranzo, mentre ci prepariamo a andare al lavoro, ascoltando magari il giornale radio in sottofondo o compulsando il cellulare per rispondere ai messaggi di un gruppo Whatsapp. Facile per noi. Meno facile o addirittura difficile se una malattia neurodegenerativa come l’Alzheimer o il Parkinson colpisce la memoria procedurale, quella appunto che ci permette di mettere in fila, nel giusto ordine, i singoli gesti che compongono una azione, perfino quella banale di preparare un caffè o salire una scala, o chiamare un figlio col cellulare.

Una delle attività che gli Amici della Piccola Casa utilizzano per stimolare questo tipo di memoria è la cucina: ricordare una ricetta, i suoi ingredienti, la procedura – appunto – per preparare un piatto da condividere a pranzo.

Così oggi alcuni anziani si sono dedicati alla preparazione di orecchiette alla crudaiola, un piatto fresco tipico dell’estate che sta per salutarci, un modo per salutare il caldo della bella stagione e prepararsi all’arrivo dell’autunno: c’è chi ha preparato le orecchiette, chi ha tagliato i pomodorini, chi ha sminuzzato il basilico, chi ha apparecchiato, chi ha grattuggiato la ricotta marzotica. Non prima di aver ripassato il procedimento, valutato insieme le dosi, preso gli utensili necessari e preparato la pentola sulla piastra a induzione (indispensabile per evitare che ci si possa scottare con la fiamma del fornello tradizionale, a gas).

Ci vuole attenzione, pazienza, metodo anche per una semplice crudaiola se la memoria procedurale vacilla e rende meno automatico, meno scontato il procedimento. E non è vero che la cucina è regno delle sole donne: il gusto di preparare qualcosa insieme non ha barriere di sesso e poi… gli chef più famosi nel mondo sono uomini, perbacco.

Alla fine il piatto servito in tavola, il giudizio positivo del solito criticone (no, l’Alzheimer non cancella i tratti del carattere, semmai a volte li esalta…), il gusto, la stimolazione sensoriale dei colori nel piatto, dei profumi, dei sapori ripaga dello sforzo e dà soddisfazione. «È pronto in tavola!».

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